Roberto Saviano è stato ascoltato in Tribunale a Napoli come testimone al processo per le minacce ricevute durante l’appello di ”Spartacus” dai boss del clan dei casalesi Francesco Bidognetti e Antonio Iovine tramite i loro legali. Nel processo in cui è parte offesa, lo scrittore avrebbe subito minacce contenute nell’istanza di remissione di “Spartacus”, letta in aula dall’avvocato Michele Santonastaso, per conto dei boss Iovine e Bidognetti: Saviano veniva indicato come “scrittore al servizio della procura”.
A me Saviano non sta particolarmente simpatico (come personaggio pubblico, non come persona, che non conosco). Pur avendo il mio assoluto appoggio nella vicenda che lo vede “minacciato” e a prescindere dalla verifica delle minacce articolate in uno scritto difensivo di un avvocato (fatto gravissimo, da radiazione, se fosse vero), non condivido il suo modo di fare. Sembra crogiolarsi di fronte alla situazione che lo vede costantemente sotto scorta.
Per carità, appare come una situazione delicata. Ma sarà effettivamente così ? I dubbi, che portano poi a mostrare diffidenza verso il personaggio pubblico Saviano, stanno nell’aver visto una sua foto postata su twitter (vedi sotto) in cui dava esattamente le coordinate di dove si trovava (la foto dello svincolo dell’autostrada, l’orario in cui è stata scattata, l’indicazione dell’orario in cui sarebbe arrivato alla destinazione precisa).
Delle due, l’una. O si trova costantemente sotto scorta per il gravissimo rischio alla propria incolumità, ovvero il rischio non è così grave, e ci marcia. Nel 1° caso, oltre ad essere incosciente, rischia di far subire un attentato anche alla propria scorta, lì al suo servizio per proteggerlo. Nel 2° caso abusa di una situazione costruita ad hoc, sfruttando risorse pubbliche: costi che si scaricano sulla collettività.