Finalmente è arrivato il tanto sospirato decreto o (deCretino) che, tra l’altro, rinvia con gradualità l’obbligo del deposito telematico e in generale della gestione telematica del processo.
L’analisi sul provvedimento dedicato al PCT lo lascio volentieri ai Colleghi più “Telematici” (e di sicuro più esperti) di me in materia, i quali già tanto hanno scritto e tanto scriveranno sul tema. Sull’argomento mi limito ad apprezzare l’attribuzione del potere di autentica a favore, tra l’altro, degli avvocati (art. 52, co. 1 lett. a). Autentica che riguarda tutti gli atti processuali del PCT, ad esclusione dei provvedimenti “che autorizzano il prelievo di somme di denaro vincolate all’ordine del giudice“: tra questi non dovrebbero rientrare le ordinanze di assegnazione di somme di denaro, ove il GE “assegna” le somme e non “autorizza il prelievo”.
Detto ciò, vorrei evidenziare alcuni aspetti introdotti dal D.L. 90/14 che, giocoforza, vengono rilegati in secondo piano a favore della dirompente introduzione “spacchettata” del PCT.
Inizio con l'”Ufficio del processo”. Dopo le sezioni stralcio e i GOA, riemerge la tecnica dell’ufficio alternativo, quello in fondo al corridoio, seminascosto, con esclusiva competenza per l’arretrato civile, in cui giovani tirocinanti, GOT e “il personale di cancelleria” garantiranno sicuramente la migliore giustizia possibile.
Tralascio l’aumento del contributo unificato (ma se il PCT serve soprattutto ad abbassare i costi del personale, e quindi della giustizia, perché il C.U. aumenta ?), visto che è risaputo che ogni occasione normativa è buona per introdurre l’aumento di turno; passerei invece alle notifiche PEC ex L. 53/94, svincolate dall’autorizzazione del COA di appartenenza e (quindi) dall’obbligo di acquisto del (superfluo, per le notifiche telematiche) registro delle notifiche in proprio, con buona pace di Buffetti.
Vorrei tediarvi (e tediarmi) con la questione del prepensionamento dei magistrati, ma apparirei troppo di parte (ma non indovinerete mai quale), lanciando un dubbio: un Prof. universitario di diritto, ad un recente convegno, si lamentava che, al massimo, avrebbe guadagnato una frazione di quello che guadagnano suoi colleghi magistrati. Ciò in virtù di una norma (che ancora non riesco a trovare) che garantirebbe ai giudici, professori universitari, di guadagnare fino a 4 volte tanto rispetto ai pari grado non togati. Sarà vero ? Mi devo documentare. Sta di fatto che non se parla assolutamente. E la cosa mi insospettisce.